Cosa Vi Siete Persi?

martedì 13 marzo 2007

GLI ULTIMI GUERRIERI



Passione. Sacrificio. Lealtà.
In queste tre parole mi piace inglobare il senso di uno sport che più che definirlo tale si potrebbe chiamare "Stile di vita".
I ricordi più belli rimangono legati a quelle interminabili partite che ti lasciavano il segno e ancora rimangono impresse nella memoria come qualcosa di piacevole e che ti fa sorridere incosciamente.
Quando per la prima volta, al Flaminio di Roma, in occasione dei giochi della gioventù, vedemmo giocare uno dei miti del rugby mondiale contro un'Italia che stava "nascendo" come squadra e come cultura fu una emozione forte. Erano lì, davanti a noi, i giocatori più forti del Vecchio Continente e che, fino ad ora, non ho più rivisto dal vivo: i "Barbarians".
Quell'anno diventammo i "Campioni d'Italia" di uno sport che pochi conoscevano e che spesso veniva tacciato di essere violento, aggressivo... pericoloso! Vallo a spiegare a chi non voleva proprio capire che la violenza era la cosa che il rugby più rifiuta. Vagli a spiegare che al di là della Alpi si giocava uno sport dove negli stadi non c'erano reti, nè poliziotti, nè scontri, dove le squadre dopo la partita andavano a mangiare e bere e festeggiare insieme la vittoria, ma anche la sconfitta, senza rancori, come vecchi amici.
Poi fu la volta degli "All Black"... tutti neri! Che solo a guardarli facevano paura... con quella loro "danza di guerra" prima della partita che ti faceva venire la tremarella... e chi se la scorda!
Quando cominciava l'allora "Five Nations" (Cinque Nazioni, perché l'Italia è entrata solo nel 2003) si fermava il tempo. Quando vedevi quelle squadre che giocavano un rugby che ancora noi ci sognavamo era un'estasi... il "Rugby Champagne" che giocava la Francia era inebriante, l'Inghilterra, la Scozia, il Galles... l'Irlanda... mamma mia!
Quando si sparse la voce che forse l'Italia sarebbe entrata a far parte del Torneo fu l'apoteosi. in quegli anni ci fu la prima vittoria sulla Francia che nessuno si sarebbe mai aspettato e che diede inizio a tutto.
il primo mondiale... la prima partita dell'Italia nel "Sei Nazioni"... alla faccia di chi non credeva...
Adesso, quando in campo fanno ingresso i "guerrieri", si comincia a sentire anche l'urlo della folla che fino a poco tempo fa mancava. Adesso, quando al Flaminio comincia a suonare l'Inno di Mameli 30.000 persone lo cantano a squarciagola e quando il gioco comincia, comincia la festa, la festa di chi gioca e sa che se dovesse perdere sarà pur sempre una vittoria, la festa del popolo del rugby che sa che se dovessimo vincere sarà un giorno di storia, e che se dovessimo perdere stasera festeggeremo insieme ai vincitori.

Francesco

1 commento :

  1. Devo dire che guardare in tv una partita di rugby è bello, ma dal vivo sarà sicuramente molto più emozionante... Uno sport, che al di là delle apparenze, di violento ha ben poco, anzi nulla.
    E' brutto fare dei paragoni, e dover dir male di altri sport (tipo il calcio) che di violento, in apparenza, non hanno nulla ma in realtà sono "armi a doppio taglio"!
    Basta andar dietro con la mente e pensare a quanti "danni" hanno fatto alcune partite di calcio: la ressa sugli spalti, le botte, i petardi, i morti...
    Per salvare giocatori e arbitri hanno alzato barriere e reti di protezione intorno al campo di calcio cosa che in un capo di rugby sono lontane anni luce...
    Lo sport deve essere una cosa che avvicina e non che allontana, che crea fratellanza e unione non odio, che aggrega e non che divide! Si è perso un po' lo spirito sportivo, si va ad una partita come se si partisse per una spedizione punitiva e così non deve essere. Nella vita c'è sempre chi vince e chi perde e non è certo possibile ogni volta star li ad ammazzarci di botte perchè io ho perso e tu hai vinto... è assurdo!
    E dopo tutto questo, sperando che si ricominci a ragionare da persone umane io dico solo una cosa:
    FORZA AZZURRIIIIIIIIIIIIIIIIII

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